venerdì 23 marzo 2012



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La mia malattia farà vivere altri"

Giovedì, 22 marzo 2012 - 09:43:00
ESAMISANGUE INT
Due ventenni, amici da una vita. Una malattia irrompe nell'amiciza, ma rende il loro legame ancora più stretto. Giovanni e Alberto abitano entrambi nella zona di Bassano del Grappa.Un giorno Giovanni scopre di essere malato di aplasia midollare idiopatica, rara malattia degenerativa del midollo osseo. Dal 2009 aspetta un donatore compatibile. Alberto, vivendo da vicino l'esperienza del suo amico, decide di impegnarsi in prima persona e si iscrive all'Admo, l'Associazione Donatori Midollo Osseo: qualche giorno fa ha donato il midollo e probabilmente ha salvato la vita di una persona che non conosce. Per lui è stata un'esperienza fortissima, per Giovanni una motivazione forte ad accettare la sua malattia. Perché se non si fosse ammalato, riflette, Alberto non sarebbe mai diventato donatore e una persona sarebbe morta.
"Credo che la mia malattia sia un prezzo più che equo da pagare per le vite che possono essere salvate dalle scelte consapevoli delle persone come Alberto", confessa Giovanni a Il Giornale di Vicenza, che racconta la loro storia.
LA MALATTIA - Nel settembre 2009 Giovanni scopre la malattia e viene ricoverato nel reparto di ematologia dell'ospedale San Bortolo di Vicenza. Da allora inizia la sua battaglia, insieme ai volontari dell'Admo: "Abbiamo parlato di donazione in un sacco di occasioni: tramite il progetto Climb for Life rivolto alle comunità degli scalatori, poi ad università, scout, associazioni, scuole". 
L'aplasia midollare è una malattia rara. Solo una persona su 100 mila è compatibile con chi è in attesa di trapianto, e solo in rari casi è possibile trovare un donatore nell'ambito famigliare, quindi, per poter aumentare le speranze di sopravvivenza dei malati, è fondamentale iscriversi all'Admo e registrare la propria tipizzazione, con un semplice prelievo di sangue. E' possibile donare il midollo osseo sia attraverso il prelievo chirurgico, che con il prelievo di cellule staminali da sangue periferico, metodo molto meno invasivo simile ai trattamenti di dialisi, della durata di circa quattro ore, le stesse che sono bastate ad Alberto Gottardi per salvare una vita.


DALL'AMICIZIA ALLA DONAZIONE - La malattia dell'amico ha spinto Alberto a diventare donatore e così ha salvato la vita di un ammalato, vivendo un'esperienza che gli "ha dato più di quanto possa descrivere". Così la racconta, sempre al Giornale di Vicenza: "Il midollo osseo è un organo vero e proprio ed è l'unico che possiamo donare da vivi senza privarcene. Nei cinque giorni di preparazione prima del prelievo mi sono sottoposto alla somministrazione di un fattore di crescita delle cellule staminali, mentre sapevo che, in quello stesso momento, il mio ricevente cominciava un trattamento di chemioterapia che gli distruggeva gran parte del midollo: avevo la sua vita nelle mie mani. Sono stato attento a tutto: ho mangiato sano, sono andato a letto presto, ho rispettato al minuto gli orari delle iniezioni dei fattori di crescita". 

LA MALATTIA - Aplasia midollare (o anemia aplastica), insufficienza funzionale grave del midollo osseo che provoca la scomparsa dei suoi elementi e di conseguenza la mancata produzione delle cellule del sangue. Fra le cause ipotizzate si ricordano: agenti infettivi, tossici, farmaci, radiazioni ionizzanti. Le conseguenze sono molto simili a quelle provocate dalla leucemia: anemia, infezioni, emorragie. L’aplasìa midollare colpisce indifferentemente uomini e donne. La terapia, accanto alle tradizionali cure di supporto (trasfusioni, terapia antibiotica delle complicazioni infettive), ha individuato concrete possibilità di guarigione nel trapianto di midollo osseo. (da sanihelp.it)

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