QUESTO VUOL DIRE ESSERE RICONOSCENTI VERSO IL DONATORE
DAVIDE
ALESSANDRINI
Spesso
ci si chiede il perché delle cose terribili che accadono nella
vita, spesso la risposta non arriva, forse un giorno lo scopriremo,
forse c’è un disegno più grande di noi che non riusciamo a
capire ora in questo luogo, forse voi che ci avete lasciato sapete
già. Ci avete solo preceduto, in quel viaggio che ognuno di noi è
tenuto a fare che lo voglia o no.
Nonostante
la morte spesso si faccia beffe di noi portandoci via da questo
mondo in modi assurdi e in tempi che mai avremmo immaginato, voi
avete ancora qualcosa da dire o da portare a termine, ed ecco che
nasce il donatore, per volontà sua o per decisione dei suoi cari,
strappa ancora un lembo di vita e la regala ad un altro essere
umano, e se è vero che la vita è energia, ecco che la vostra
energia continua a girare e a portare amore per il mondo.
Non
sono in grado di immaginare il dolore, credo si possa capire solo
provandolo, eppure voi in un momento che non lascia spazio a nulla,
se non al vuoto stesso che si è creato nella vostra vita, avete
trovato la forza, il coraggio, l’amore per donare la speranza ad
un altro essere umano. Avete donato senza nulla chiedere, avete
donato perché l’amore che vi legava al vostro caro era così
grande da potervi dare anche la forza di quel gesto di straordinaria
umanità.
Voglio
dire anche a chi sta cercando di trovare chi ha ricevuto
quell’estremo gesto d’amore, che se ritiene giusto cercare
continui, e spero per loro che possano trovare pace nel conoscere le
persone che ancora vivono grazie a loro caro, ma se questo non
dovesse accadere sappiate fin d’ora che chi ha ricevuto il dono
tutti i giorni posa la mano sul suo cuore, e guardando il cielo sa
che non è solo, e grida silenzioso il suo grazie dentro di se fino
a riempirgli gli occhi di lacrime.
Ma
chi sono io per dire questo, io non sono nessuno, non ho niente di
speciale da portare a termine, ho una famiglia, con moglie e due
bambini come milioni di voi, una persona qualunque di un qualunque
paese, di un’anonima città.
Sono
un malato di cuore arrivato al termine della sua malattia, non
esiste più terapia, non ci sono più cure per me, solo il trapianto
può porre rimedio alla mia non vita. Ho il privilegio di essere
ancora vivo, posso ancora giocare con i miei figli, ma non troppo
altrimenti mi stanco e posso aggravarmi, posso ancora guardare mia
moglie negli occhi e sussurrargli parole dolci, ma è tutto quello
che la malattia mi permette di fare, posso ancora uscire a
passeggio, ma dipendo dal braccio di qualcuno, e non vado lontano
altrimenti non riesco a tornare. Mi ritengo comunque fortunato, vedo
ancora la speranza oltre la tristezza di questo momento. Forse
questo mio destino era scritto, forse devo ancora fare qualcosa, e
quel qualcosa è legato a qualcuno che ancora non conosco, e forse
non conoscerò mai, credo che quando i nostri destini si
incroceranno, insieme porteremo a termine quella cosa segreta anche
a noi stessi. Ed ecco che il senso si compie, non sono più una
persona qualunque ma divento speciale, uno scrigno e tu il tesoro da
custodire, per poter ancora correre insieme e sentire ancora
emozioni.
Davide
Alessandrini
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